Alfredo Foresta

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Alfredo Foresta, 43 anni, architetto, vive e lavora a Lecce presso lo studio Gruppo Foresta, ma ha conseguito la laurea presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio di Chieti. Subito dopo è risultato vincitore di una borsa di studio per la frequentazione dedl Master post laurea in “Restauro architettonico” dell’Istituto di Ricerca e Formazione della stessa Università. A seguire ha anche frequentato il I Seminario Internazionale di progettazione “Tra la Murgia e il mare” ad Andria (Ba) e il 9° corso intensivo “Ridurre la vulnerabilità dell’edificato antico attraverso il recupero delle Culture Sismiche Locali”, del Centro Universitario Europero per i Beni Culturali di Ravello (Sa).
Ha già vinto numerosi premi e riconoscimenti: nel 1998 la menzione speciale per la Riqualificazione della “Galleria Mazzini, IACP Lecce”; nel 2000 il I premio al Concorso internazionale di design “Sassi, salotti e nuove generazioni” organizzato da Comune di Matera, Corriere delle Sera e polo dei divani del materano; nel 2002 una segnalazione di merito al Concorso internazionale di design “Bagno?..o son desto?”; nel 2004 il Premio Internazionale d’Architettura DEDALO MINOSSE, Basilica Palladiana, Vicenza, per la migliore opera privata realizzata nel 2003; nel 2009 Casino Fontanelle, “Buona Pratica del Paesaggio” Regione Puglia; nel 2012 Progetto segnalato della I edizione del Premio Apulia 2011 per le opere di architettura contemporanea o di urbanistica con “Case a Ballatoio”, Progetto selezionato nella I edizione del bando “Call for Young Architect Talent” all’interno di PugliArch con “Case a Ballatoio”, Case a ballatoio, primo edificio realizzato nel Salento secondo le norme per l’abitare sostenibile LEGGE REGIONALE Puglia n.13/08 e usufruendo dell’incentivo di aumento della cubatura del 10% e vincitore bando di concorso per la progettazione del marchio/logotipo e dell’immagine grafica coordinata da utilizzare ai fini della proposta della candidatura della città di Lecce a capitale europea della cultura 2019, con Ester Annunziata; nel 2013 Sustainable Urban Building Contest, concorso internazionale_5 posto con il progetto “Case a Ballatoio”; e nel 2014 Rnext, La Repubblica degli Innovatori, Lecce.
foto gruppo_con nomi

C’è un luogo più di altri che consideri ideale per la realizzazione della tua professione? Quale e perché?
Dipende. Per me essere architetto non é una professione, ma una scelta di vita, un mestiere che diventa un modo di essere piuttosto che un modo di fare; con questo presupposto, se stai bene con te stesso, ogni luogo diviene ideale, ogni luogo ti suggerisce sollecitazioni che rilevi, ti arricchiscono e diventano progetto. Ripeto, devi stare bene con te stesso altrimenti non c’é “connessione”, non rilevi, non conosci i luoghi, i loro uomini e la loro storia.

La Puglia è un buon punto di partenza per chi vuole lavorare in questo ambito? Qual è il rapporto tra la tua professione e la tua terra?
La Puglia in realtà le Puglie, rappresentano tanti perché, tante storie, tante terre, dove é fin troppo facile essere travolto dalle sollecitazioni. Lecce e il Salento, un’eccezione nell’eccezione, il tacco d’Italia, una terra magica che sprigiona energia, arrivo e partenza, sacro e profano, speranza di una ragione di vita.
Tutto questo, se lo rilevi, se lo conosci, te lo porti dentro, diventa progetto, in questo caso il mio progetto. Non é un atteggiamento campanilistico, ma una condizione dell’essere che diventa una misura costante, il mio punto di riferimento.

Quanto è importante l’attenzione per il rispetto dell’autenticità culturale del luogo nel tuo lavoro di progettazione?
Un percorso necessario e inevitabile, un doppio rimando dove misuro e mi misuro.Se conosci hai rispetto, se hai rispetto leggi il valore, se leggi il valore ti arricchisci, ti confronti, ti riconosci, progetti.
Inconsciamente non faccio altro che rilevare, interpretare e contestualizzare, i territori, la loro storia, i loro uomini.

© archivio gruppoforesta_patio sul mare

 

Il rapporto tra nuovo-antico, di cui tanto si è discusso e dibattuto, rappresenta un tema più che mai attuale: in che modo viene riattualizzato dall’architetto contemporaneo, e con quali spunti rispetto al panorama internazionale dove prevale l’immagine prodotta nell’epoca delle ‘meraviglie’ concepite dalle “archistars”?
Mi ripeto, se conosci la storia, leggi le matrici, i riferimenti, le citazioni. Con il passare degli anni, mi convinco sempre più che la storia ha già inventato tutto, ciò che appare nuovo in realtà é un “derivato”. Nei miei progetti mi sforzo di non far parte della famiglia degli “avariati”!

Parlando di nuove generazioni di architetti, cosa sarebbe consigliabile: apprendere il mestiere del costruire frequentando il cantiere e successivamente applicarsi al lavoro in studio o viceversa?
Non vi sono ricette magiche o percorsi definiti. Scarpa o Le Corbusier, ad esempio, non erano neanche laureati, marmista il primo, orologiaio il secondo. Che dire? Da giovane ho seguito il consiglio del maestro Zevi : “I giovani se sono architetti, non possono assuefarsi alla passività e all’inerzia. Sereni o disperati, devono essere felici perché sono architetti”.

Quali sono i materiali “tradizionali” che secondo te hanno più potenzialità guardando al futuro dell’architettura, mi riferisco all’ambito del benessere abitativo e della salubrità degli ambienti in genere?
Dal mio punto di vista tutti i materiali naturali, se utilizzati in maniera opportuna, costituiscono ancora oggi la vera innovazione tecnologica per la qualità e la sostenibilità dell’abitare.

 

© archivio gruppoforesta_parco dei bambini

Quale progetto ha rappresentato, ad oggi, la sfida più ardua?
Fare il papà di una bimba di quattro anni, il mio progetto più bello, il più importante.

E qual è il prossimo, il sogno nel cassetto, l’aspirazione più grande?
Ogni progetto nuovo rappresenta l’aspirazione più grande. Il sogno nel cassetto? Progettare e realizzare una chiesa.

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