Barriere architettoniche edifici privati: rifinanziata la legge 13/1989

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La legge 13/1989 sul superamento delle barriere architettoniche prevede l’istituzione di un Fondo per la loro eliminazione negli edifici privati. Questo capitale avrebbe dovuto essere diviso tra le Regioni richiedenti. Dal 2003 era senza risorse.

Il 15 febbraio 2018, in Conferenza Unificata, è stato approvato lo schema di decreto interministeriale che ripartisce alle Regioni 180 milioni di euro. Nel Fondo Investimenti, previsto dalla legge di Bilancio 2017, è stato inserito anche questo rifinanziamento.

La misura è stata voluta dal Governo, su proposta del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, in accordo con Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia e Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali.

“Questi fondi molto attesi dalle Regioni e dai cittadini, coprono buona parte dei fabbisogni inevasi fino al 2017, segnalati negli ultimi mesi dalle Regioni al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Le Regioni ripartiranno a loro volta i finanziamenti ricevuti ai Comuni richiedenti per contribuire alle spese dei privati cittadini”. Si legge sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

I finanziamenti destinati all’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici privati sono stati ripartiti, scrive Quotidiano Sanità, secondo il criterio del fabbisogno inevaso comunicato dalle stesse Regioni e condiviso dagli enti territoriali, che deriva per l’appunto dalla legge sopracitata.

Le Regioni poi trasferiranno le risorse ai Comuni richiedenti per contribuire alle spese dei privati cittadini. I sindaci, entro 30 giorni dalla comunicazione delle disponibilità attribuite, assegneranno i contributi agli interessati che ne abbiano fatto richiesta.

Se le risorse non dovessero essere sufficienti si darà priorità alle domande presentate da portatori di handicap riconosciuti invalidi totali e con difficoltà di deambulazione.

Lo schema di decreto prevede il riparto tra tutte le regioni che hanno presentato il fabbisogno inevaso, comprese la Puglia, esclusa in un primo momento, e la Sicilia, che ha comunicato delle integrazioni. La Calabria e la Valle d’Aosta, invece, sono state escluse dal riparto perché hanno non hanno presentato comunicazione.
Fuori dalla ridistribuzione delle risorse anche le province autonome di Trento e Bolzano, in seguito all’abrogazione della legge 191/2009, che consentiva la loro partecipazione alla distribuzione dei fondi speciali istituiti per garantire livelli minimi di prestazioni in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
Foto credits: jplenio

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