Equo compenso in vigore: smentita la tesi dell’Antitrust

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La questione sull’equo compenso ha generato dibattiti e anche un po’ di confusione.

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto fiscale, l’equo  compenso è diventato un obbligo per tutti i professionisti. Nel testo della legge appare chiaro che la retribuzione del professionista deve essere determinata in modo proporzionale alla quantità, alla qualità e alle caratteristiche specifiche del lavoro svolto. Le valutazioni verranno fatte secondo i canoni stabiliti dal D.L. 50/2016.

Sono state abolite, perché ritenute vessatorie, le clausole che permettevano al cliente di modificare o rifiutare unilateralmente le condizioni contrattuali. Non sarà più possibile, inoltre, pretendere prestazioni aggiuntive a titolo gratuito e termini di pagamento superiori ai sessanta giorni dalla ricezione della fattura.

Prima della sua approvazione, l’Antitrust aveva dato parere negativo perché riteneva che l’equo compenso ledesse i principi di libera concorrenza. Il Parlamento però ha ignorato, di fatto, la segnalazione, seguendo la stessa linea di principio espressa, il 30 Novembre, dal Centro Studi CNI, il quale durante la manifestazione “L’equo compenso è un diritto” ha presentato una relazione che dichiara il giudizio dell’Antitrust “di parte”.

Nel loro comunicato stampa si legge, infatti, che: “il reddito medio dei professionisti italiani nel 2015 è sceso a 33.954 euro procapite: con una perdita secca dell’8,6% rispetto al 2007. Come sempre la media statistica nasconde grandi differenze tra una professione e l’altra. In calo di reddito ha riguardato soprattutto i professionisti dell’area tecnica (-18,6%) e giuridica (-29,2).

A dispetto di quanto affermato dall’Antitrust, a subire la maggiore penalizzazione sono stati i giovani e le donne. I giovani dai 25 ai 30 anni hanno perso l’8,4% del loro reddito professionale medio, quelli dai 30 ai 35 il 14,9%, quelli dai 35 ai 40 il 19,4%. Quanto alle professioniste hanno lasciato sul terreno il 9,5%.

Secondo il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, come si legge su Edilportale.it, “l’approvazione della norma sull’equo compenso nel decreto fiscale è solo il punto d’inizio, non di arrivo, per il riconoscimento del valore sociale ed economico delle prestazioni professionali. A suo avviso sull’equo compenso è ancora possibile lavorare per evitare interpretazioni diverse. Per questo ha annunciato la presentazione alla Camera di emendamenti al disegno di legge di Bilancio 2018, che interverranno su crediti iva dei professionisti, modificheranno il testo in base ai parametri e metteranno bene in evidenza il rapporto con la pubblica amministrazione”.

 

Credit Foto: Città di Parma

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