Giovanni Gugliotta, 38 anni, vive e lavora a Modica (RG). Ha studiato però a Milano presso la facoltà di Architettura del Politecnico, dove ha conseguito la laurea nel 2002 e dove ha lavorato fino al 2004, quando ha deciso di tornare in Sicilia. Ha avuto proficue collaborazioni con diversi studi di architettura occupandosi prevalentemente di progettazione architettonica e d’interni. Ha seguito diversi corsi sul tema del risparmio energetico e la sostenibilità delle costruzioni edilizie.
All’interesse per l’architettura ed il design affianca la passione per la pittura e le arti grafiche.
Nel 2007 apre il proprio studio a Modica. Il suo claim è “Quando migliori il tuo spazio migliori il mondo”.
Che cosa significa vivere questa professione a Modica? In generale pensi che la Sicilia sia il posto giusto per il lavoro di un giovane architetto come te?
Vivere professionalmente la piccola realtà urbana significa aggiungere ulteriori energie al proprio lavoro con la “missione” di comunicare quotidianamente la bellezza della professione, il suo ruolo collettivo, l’importanza della qualità architettonica.
Ogni luogo che offre la possibilità di cimentarsi in un tema progettuale interessante proposto da una committenza colta e sensibile (non deve essere necessariamente ricca) è da ritenersi il posto giusto.
Se questo accade in una terra bagnata dal mare ed inondata di luce c’è il serio rischio che la Sicilia possa considerarsi uno dei luoghi più interessanti al mondo.
Qual è il progetto della tua carriera di cui sei, al momento, più soddisfatto?
Un piccolo locale food destinato a focacceria nel centro storico di Modica, non solo per gli esiti formali ma soprattutto per il grande valore sociale che questo progetto sa raccontare ogni giorno. Si tratta della Focacceria Don Puglisi, un luogo dove giovani madri con problemi sociali hanno l’opportunità di inserimento nel mondo del lavoro. Così il tema del recupero ha attraversato il progetto e la sua realizzazione. Inoltre un valore aggiunto è stato dato dalla scelta di affidare la realizzazione degli arredi ad una cooperativa sociale operante nel settore. Non solo sostenibilità economica, ma anche sostenibilità sociale.
In cosa è differente lo sguardo di un giovane architetto da quello dei suoi maestri?
Penso che i loro sguardi differiscano per l’esperienza maturata negli anni di svolgimento della professione. Il gesto artistico del giovane architetto trova magari nel suo maestro una istantanea rielaborazione filtrata dalla propria esperienza, maturata nel corso degli anni, nel tentativo di ridurre il margine di errore. Quindi la differenza consiste nel numero di errori (inevitabili) fatti.
Hai un modello a cui fai riferimento? Ci indichi un architetto non più in vita e uno ancora in vita che ti piacciono particolarmente e perché?
Non ho modelli di riferimento, ma da un po’ di tempo amo ricordare l’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, per una frase letta in un suo libro che ha colpito il mio cuore e che amo spesso citare: “L’architettura è solo un pretesto. Importante è la vita, importante è l’uomo!”. Questa frase è capace di ricollocare questa disciplina nella giusta dimensione, quella che la vede impegnata a migliorare la vita della gente, nella bellezza.
Quanto è importante l’attenzione per la cura dell’ambiente nel tuo lavoro di progettazione?
Moltissimo. Innanzitutto penso che non occorre fare quella distinzione ambiente interno-esterno in quanto essi sono parti di un unicum lungo il quale si struttura il nostro spazio di vita. Ogni tassello di questo percorso necessita di adeguate attenzioni e cure dei particolari. Oggi si tende spesso ad assumere un atteggiamento ecologico nei confronti dell’ambiente esterno dimenticando che una buona parte dell’inquinamento nocivo per l’uomo si consuma tra le mura domestiche.
E come si sposa l’attenzione per l’ambiente con l’innovazione nei tuoi progetti?
L’architettura è capace di essere attenta e sensibile all’ambiente anche attraverso l’uso di soluzioni ed accorgimenti da attingere nella pratica del “buon costruire”. Anziché una casa colabrodo con un potentissimo impianto di climatizzazione preferisco un involucro edilizio adeguatamente orientato e performante, coadiuvato anche da una “leggera” tecnologia capace di completare il benessere per l’uomo.
Quali sono i materiali “tradizionali” che secondo te hanno più potenzialità guardando al futuro dell’architettura, mi riferisco all’ambito del benessere abitativo e della salubrità degli ambienti in genere?
Senza alcun dubbio il legno. Ottimo materiale per strutture e allo stesso tempo per finiture. Abbinato ad altri sistemi costruttivi, lo trovo un materiale quasi eterno e poliedrico, capace anche di generare poesia.
In fase di creazione/progettazione per te c’è una dicotomia tra estetica e funzionalità, o le cose camminano di pari passo?
Mi ritengo soddisfatto quando estetica e funzionalità convivono nel progetto. Il momento della creazione vede queste due istanze confrontarsi e spesso rincorrersi, ma entrambe necessarie per arricchire il progetto di qualità architettonica.
Quanto credi sia utile la collaborazione tra progettista e aziende produttrici nell’ambito dell’ottimizzazione dei materiali adatti a realizzare nuove costruzioni o ristrutturazioni di immobili a latitudini “critiche” come quelle siciliane?
Sono sempre stato un grande sostenitore della collaborazione tra progettista ed azienda, due mondi diversi ma complementari: il primo capace di maturare una visione, la seconda capace di tradurre con il proprio know-how la visione in oggetto.