Proroga biennale per gli Ecobonus, ma requisiti più stringenti

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Proroga delle detrazioni fiscali collegate alle ristrutturazioni e rimodulazione dei requisiti di accesso agli incentivi. Sono queste le anticipazioni date a Confartigianato da Ministero dello Sviluppo economico (Mise) ed Enea durante un incontro voluto dalle imprese per chiarimenti proprio sul futuro delle detrazioni.

L’incontro, svoltosi l’11 ottobre scorso, ha visto la delegazione di Confartigianato ottenere risposte positive dai rappresentati del Ministero, che hanno confermato l’intenzione di prorogare almeno per due anni gli Ecobonus. Una notizia importante, visto che le detrazioni per ristrutturazioni ed efficientamento energetico hanno in questi ultimi anni rappresentato un elemento, forse l’unico, di crescita per il settore edile, che spera in una ripresa a breve.

“Dal 1998 al 2017, grazie agli incentivi per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica” – si legge nel comunicato di Confartigianato – “sono stati realizzati circa 16 milioni di interventi che hanno dunque interessato il 62% del numero di famiglie italiane. In termini economici tali interventi hanno mosso investimenti per 264 miliardi di euro, di cui 229,4 miliardi hanno riguardato il recupero edilizio e 34,6 miliardi la riqualificazione energetica, vero ossigeno per le nostre imprese nel periodo di crisi.”

Proprio per questo Confartigianato aveva sollecitato la proroga dell’Ecobonus con l’obiettivo di renderlo strutturale e il miglioramento di alcuni aspetti tecnici per adeguarli al grande investimento in formazione e certificazione fatto in questi anni dagli imprenditori artigiani.

Una sollecitazione arrivata anche dalle Associazioni del mondo dei serramenti e del legno-arredo (Anfit, CNA, Confartigianato Imprese, LegnoLegno, EdilegnoArredo, PVC Forum Italia e UNICMI), che si sono date da fare per assicurarsi che nella Legge di Bilancio 2019 ci sia la proroga delle detrazioni fiscali per la sostituzione dei serramenti, inviando una lettera ai Ministeri competenti con le loro proposte.

Appurato, quindi, che le detrazioni dovrebbero essere confermate, a preoccupare è l’ipotesi, contenuta nella bozza di decreto diffusa nel luglio scorso e confermata in quest’ultima riunione oggetto del nostro articolo, che ci sia una rimodulazione al rialzo dei requisiti di accesso con massimali specifici di costo per singola tipologia di intervento parametrati ai metri quadri o alla potenza degli impianti installati.

La Legge di Bilancio 2018 ha già ridotto dal 65% al 50% alcuni bonus. Nello specifico quelli per l’acquisto e posa in opera di finestre comprensive di infissi, acquisto e posa in opera di schermature solari, sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a biomassa e caldaie a condensazione con efficienza pari alla classe A di prodotto prevista dal Regolamento delegato (VE) N. 811/2013, acquisto e la posa in opera di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili.

Ad esempio, come riporta edilportale.com, per la sostituzione di una finestra in zona climatica A, B o C, sarà ammessa alla detrazione una spesa fino a 360 euro al metro quadro (450 euro per le zone climatiche D, E ed F). Se il costo dei lavori supera i 350 euro a metro quadro, la parte eccedente non sarà conteggiata ai fini della detrazione. 

Scende poi a 15mila euro il tetto massimo della detrazione per l’installazione di schermature solari. Fino ad ora, invece, il limite della detrazione era di 60mila euro.

Per l’isolamento di una copertura interna, si potrà mandare in detrazione una spesa massima di 100 euro per metro quadro (200 euro al metro quadro per l’isolamento di una copertura esterna). Nel caso in cui i lavori costino più di 100 euro a metro quadro, la parte eccedente non sarà detraibile.

Non mancano le critiche: l’abbassamento dei tetti di costo per ogni tipologia di intervento agevolabile con l’ecobonus dimezzerà la percentuale reale delle detrazionifavorirà i prodotti low cost e spingerà a tornare al lavoro in nero.

“A fronte della minore convenienza degli incentivi – secondo CNA Impianti – ci sarà un graduale ritorno dei cittadini a comportamenti non virtuosi che tenderanno inevitabilmente a favorire il lavoro nero o soluzioni che non aiuteranno lo sviluppo dell’efficienza energetica. Il tutto aggravato dalle ulteriori complicazioni procedurali previste nella bozza del decreto”.

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