Renato Arrigo

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Renato Arrigo, 51 anni, vive a Messina, ma con un piede a Parigi e l’altro a San Paolo. Ha studiato a Reggio Calabria e frequentato numerosi corsi post-universitari, dalla comunicazione al marketing, dalla ecosostenibilità al green. Ha vinto il Premio internazionale di architettura alberghiera Pida 2012 classificandosi terzo nel settore concept e il Premio “I Quadranti di architettura” 2010 intitolato a G. B. Vaccarini per un’opera di architettura “realizzata nell’ambito del territorio siciliano d’evidente qualità architettonica”.

foto studio

Che cosa significa vivere questa professione a Messina? In generale pensi che la Sicilia sia il posto giusto per il lavoro di un architetto come te?
Lavorare a Messina può rappresentare la frustrazione della libera espressione architettonica; il progetto finale è paradossalmente compromesso dalla stessa committenza che ha pregiudizi nel condividere innovazioni e ricerche. L’omologazione delle scelte attuate, spesso banalmente percorse, rappresenta una facile via di fuga, scevra da rischi e ricca di convenzioni sociali.
Lo studio, per ovviare a questi inconvenienti, ha avviato delle esperienze professionali all’estero, tra Parigi e San Paolo, dove l’espressione dell’architetto può essere maggiormente sentita ed apprezzata.

Qual è il progetto della tua carriera di cui sei, al momento, più soddisfatto?
Forse il prossimo; forse quello oggi sul tavolo di disegno. O forse il progetto della ristrutturazione di una villa, che un padre cede al figlio adattandosi a vivere in una piccola dependance adiacente; è la storia dell’amore paterno che deve trovare accoglienza nel cuore dell’architetto prima ancora che nel suo mandato professionale.

In cosa è differente lo sguardo di un giovane architetto da quello dei tuoi maestri?
La differenza consiste nello sguardo che nel giovane architetto diventa visione propositiva, conscia che l’uomo vede ciò che sa, altrimenti continua a guardare senza vedere. Quello dei maestri è miraggio.

 

foto progetto 01

Hai un modello a cui fa riferimento? Ci indichi un architetto non più in vita e uno ancora in vita che ti piacciono particolarmente e perché?
Tra gli architetti non in vita sceglierei Le Corbusier per la sua visione lontana dal tempo, ma sempre ancora attuale.
Tra quelli ancora in vita sceglierei Charles-Edouard Jeanneret, detto Le Corbusier, per la sua attualità ben al di sopra delle semplici contemporaneità stilistiche, oggi in vita poiché sempre latente in ognuno di noi.
E, dopo, tanti altri…

foto progetto 03

Quanto è importante l’attenzione per la cura dell’ambiente nel tuo lavoro di progettazione?
Progetta sempre una cosa considerandola nel suo più grande contesto, una sedia in una stanza, una stanza in una casa, una casa nell’ambiente, l’ambiente nel progetto di una città. Allora, solo allora, capirai il valore del tuo progetto e la sua sostenibilità ambientale.

E come si sposa l’attenzione per l’ambiente con l’innovazione nei tuoi progetti?
Con la cautela ed il rispetto del luogo.

 

foto progetto 02

Quali sono i materiali “tradizionali” che secondo te hanno più potenzialità guardando al futuro dell’architettura, mi riferisco all’ambito del benessere abitativo e della salubrità degli ambienti in genere?
La terra.

In fase di creazione/progettazione per te c’è una dicotomia tra estetica e funzionalità, o le cose camminano di pari passo?
L’una nasconde l’altra.

Quanto credi sia utile la collaborazione tra progettista e aziende produttrici nell’ambito dell’ottimizzazione dei materiali adatti a realizzare nuove costruzioni o ristrutturazioni di immobili a latitudini “critiche” come quelle siciliane?
L’una esalta l’altra.

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