Ripartono gli investimenti per migliorare l’efficienza energetica del parco immobiliare italiano: fondamentale il ruolo dei bonus edilizi
Dopo un 2020 in calo, nel 2021 gli investimenti del comparto edile per la costruzione di edifici intelligenti hanno registrato un +25% e un volume d’affari totale pari a 9,5 miliardi di euro.
A dirlo è lo Smart Building Report 2022 redatto da Energy&Strategy, il centro di ricerca della School of Management del Politecnico di Milano. Il rapporto, arrivato alla sua quarta edizione, offre una panoramica del parco edilizio italiano rispetto alle prestazioni energetiche e ipotizza gli sviluppi futuri del mercato dell’efficientamento.
Ciò che emerge, in base al numero di immobili, è che l’Italia attuale è composta per il 92% da edifici residenziali e per l’8% da edifici non residenziali. Nel complesso però si tratta di strutture abbastanza vetuste, come già sottolineato anche da Assoimmobiliare. Dal punto di vista energetico, infatti, la maggior parte degli impianti si colloca nella classe D o anche in quelle inferiori, che oggi sono ritenute eccessivamente inquinanti.
In questo scenario, gli interventi di ristrutturazione profonda sarebbero necessari per ridurre i consumi e le emissioni. A tal proposito, il report mantiene un tono ottimistico e parla di un importante trend di crescita del 150% negli anni tra il 2021 e il 2026.
La spinta degli incentivi fiscali
Il volume degli investimenti in edifici intelligenti è il parametro per misurare la maturità tecnologica italiana. Sono definite “Smart building”, infatti, quelle strutture votate all’efficienza energetica, indipendenti e tecnologiche, che aiutano il benessere delle persone e fanno girare l’economia.
Su quest’ultimo aspetto il report è abbastanza chiaro: a trainare l’intero comparto nel 2021 è stata la componente Building devices & solutions (relativa alle tecnologie di generazione di energia ed efficienza energetica) che da sola ha registrato investimenti per circa 6,5 miliardi di euro.
Una buona spinta è arrivata proprio dai bonus edilizi introdotti negli ultimi anni che, insieme alle direttive UE sulla riduzione delle emissioni, ha accelerato la ricostruzione del parco immobiliare nazionale in un’ottica più efficiente.
Energy&Strategy ha inoltre voluto cedere la parola agli operatori di mercato, che hanno indicato quali potrebbero essere gli incentivi su cui puntare in futuro e quali invece dovrebbero essere abbandonati.
Tra le agevolazioni edilizie nel mirino appaiono il Bonus Facciate (destinato a scomparire nel 2023), il Bonus Mobili e il Superbonus 110%, le cui modalità hanno diviso l’opinione pubblica.
Il meccanismo ha avuto il merito di riportare l’attenzione sul tema dell’efficienza degli edifici e ha permesso rilevanti benefici economici, occupazionali ed energetici. Al tempo stesso, però, il blocco della cessione dei crediti causata dalla saturazione di capacità degli istituti di credito ha provato serie inefficienze di mercato, come l’aumento esponenziale dei costi di personale e di materie prime.
Gli operatori, quindi, sembrano concordare sulla riduzione dell’aliquota avanzata nel Decreto Aiuti quater che, se da un lato impone una quota dell’investimento a carico dei beneficiari, dall’altro non disincentiva i cittadini ad effettuare interventi di miglioramento energetico.
L’obiettivo del prossimo futuro è infatti quello di migliorare la classe energetica di tutti gli impianti attualmente in fascia F e G, che non sono più sostenibili.
Lo Smart Building Report 2022 prevede che al 2030 gli edifici nelle classi più basse scenderanno dal 41,3% attuale al 37%, mentre quelli in classe A o superiore aumenteranno del doppio dal 5,1% al 12,8%.
Ristrutturazione e nuove costruzioni possono contribuire in maniera sostanziale a rafforzare le della prestazioni energetiche degli edifici italiani, con una riduzione dei consumi stimata tra il -6% e il -8% kWh/mq.