Rigenerazione urbana, Assoimmobiliare fa il punto sull’Italia

680
Rigenerazione urbana a Milano

Tra le analisi anche un bilancio dell’impatto del PNRR, che appoggia la trasformazione sostenibile delle nostre città con investimenti da 230 miliardi di euro

Negli ultimi anni l’Italia ha avviato diversi interventi per agevolare la rigenerazione urbana del territorio nazionale, come i Piani urbani integrati e il Programma PinQua per la qualità dell’abitare.

Una spinta consistente è arrivata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha supportato la rigenerazione urbana con investimenti diretti per un totale di 64,10 miliardi di euro. A questi si sommano anche le risorse indirette, che corrispondono ad altri 171,03 miliardi di euro investiti.

Questi dati sono contenuti nel quaderno n.4 di novembre 2022, redatto da Assoimmobiliare, in collaborazione con Nomisma, per valutare l’impatto economico e finanziario degli investimenti in edilizia sostenibile.

Le osservazioni contenute nel testo prendono le mosse da un’unica constatazione di fondo, secondo cui le città consumano più energia di quanto possano permettersi al giorno d’oggi, con tassi che arrivano al 60%.

Sostenibilità e rigenerazione vanno da sempre di pari passo. Per rispondere alle nuove esigenze del futuro è necessario quindi ripensare alle nostre città secondo una nuova visione consapevole. E in questo l’edilizia ha già iniziato a giocare la sua parte.

Costruire un futuro sostenibile

Per “rigenerazione urbana” si intendono i programmi di recupero volti a garantire qualità e sicurezza dell’abitare sia dal punto di vista sociale che da quello ambientale.

Non si può quindi parlare di transizione ecologica ed equità sociale senza pensare anche alla riqualificazione immobiliare delle periferie e delle zone più degradate. Gli interventi di rigenerazione, infatti, sono volti a salvaguardare il paesaggio e l’ambiente, limitare il consumo di suolo e promuovere la sostenibilità sociale.

In questo senso il cammino delle città italiane è ostacolato da alcune problematiche che nello specifico riguardano:

  • scarsi progressi nella transizione verso sistemi energetici puliti, accessibili e sicuri;
  • perdita della biodiversità, del patrimonio nazionale e culturale e dell’identità dei territori;
  • lenta transizione verso una mobilità sostenibile;
  • bassa qualità dello stock edilizio e scarsa dotazione di abitazioni a costi accessibili;
  • polarizzazione sociale come risultato della globalizzazione, dell’invecchiamento e della mancanza di intergenerazionalità;
  • bassi livelli di digitalizzazione e digital device.

Come si vede, l’Italia attuale sconta una certa arretratezza su più fronti e si ritrova a fare i conti con una urbanistica nazionale superata. Nell’insieme i problemi sopra elencati impediscono la crescita e il benessere economico e sociale dei nostri centri urbani, che sono caratterizzati perlopiù da un panorama edilizio obsoleto ed energivoro.

Proprio questo ha contribuito al successo del Superbonus e delle altre agevolazioni edilizie, che negli ultimi anni hanno aiutato a rinnovare il parco immobiliare italiano mitigandone l’impatto negativo.

Rigenerazione urbana: tabella riassuntiva della vetustà del parco immobiliare italiano
Epoche di costruzione degli edifici residenziali in Italia • Credit foto: Quaderno n.4 2022 Assoimmobiliare

Più o meno contestato, il PNRR ha comunque avuto il merito di dare nuova spinta a un settore, quello edile, che da sempre rappresenta un volano di crescita economica. A tal proposito, Assoimmobiliare ha analizzato il valore degli incentivi economici promossi tra il 1998 e il 2021 per le operazioni di recupero edilizio, riqualificazione energetica e antisismica e decoro delle facciate.

Ciò che emerge è proprio l’importanza cruciale dell’edilizia: in circa quindici anni, infatti, sono stati completati 23 milioni di interventi per un totale di investimenti pari a 401 milioni di euro.

Ora più che mai appare quindi opportuno sfruttare le potenzialità del settore edile per inseguire l’idea di città sostenibile. L’ultima fotografia del patrimonio immobiliare italiano, risalente al 2019, conta infatti 12,5 milioni di edifici e più della metà di questi supera i quarant’anni di vita (senza contare poi le strutture dismesse e non ancora recuperate).

Oltre il 45% dei palazzi è stato costruito tra il 1946 e il 1980, in un periodo segnato da bassa qualità edilizia e assenza di normativa antisismica. Oltre che di natura strutturale, vivere in un edificio degradato comporta problemi soprattutto alla salute di chi vi abita.

Cambiare rotta, però, è ancora possibile. Nell’ultimo decennio l’edilizia ha fatto molti passi in avanti e questo, insieme alla maggiore attenzione al tema della sostenibilità, spinge adesso a perseguire nuove pratiche di riuso e ripristino per ridisegnare il futuro delle aree metropolitane.

NESSUN COMMENTO

SCRIVI UNA RISPOSTA