Chiara Ternullo

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Chiara Ternullo, catanese, ha 37 anni, vive e lavora a Lisbona, ma si è formata in Italia, all’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Ha già vinto diversi primi premi in concorsi pubblici in Italia e Portogallo, tra cui il New italian blood 2010. Ha conseguito il Dottorato all’Universidade de Évora nell’a.a. 2012/2013 con una tesi dal titolo “Entroterra- Nuovi territori”. E’ stata selezionata per l’esposizione Oway/sola andata 5/12/2013 – 27/4/2014 al Maxxi di Roma, a cura di Pippo Ciorra; 30<40, la selezione di giovani architetti siciliani, pubblicazione a cura di Diego Barbarelli e Luigi Prestinenza Puglisi, LetteraVentidue Ed.; l’Esposizione Architects meet in Selinunte 2012, Aprile 2012, Selinunte, a cura di Giovanna Solito; la selezione GiArch 2011, Progetti di giovani architetti italiani, a cura di Luca Paschini, pubblicazione UTET, Scienze Tecniche; e infine l’esposizione Triennale di Milano 2011, Sede Bovisa.
Insieme al marito Pedro Melo ha, dal 2006, uno studio a Lisbona.

Cosa significa vivere questa professione a Lisbona e trovi differenze con Catania se qui hai esercitato? In generale pensi che la Sicilia sia il posto giusto per il lavoro di un giovane architetto come te?
L’architettura portoghese gode già da qualche decennio di un ottimo “stato di salute” (lo danno conferma i numerosi riconoscimenti internazionali che gli architetti portoghesi hanno ricevuto e continuano a ricevere). Mi riferisco a Alváro Siza, Eduardo Souto de Moura, Aires Mateus, João Luís Carrilho da Graça, e a una infinita lista di giovani e meno giovani architetti di altissimo livello. Questo ha elevato lo standard medio della qualità architettonica della costruzione, e la committenza in generale é piú esigente, sia per le abitazioni private sia per gli edifici pubblici che “abita” come cittadino. Questo penso che sia in parte la grande differenza tra lavorare in Italia e lavorare in Portogallo.

Qual è il progetto della tua carriera di cui sei, al momento, più soddisfatta?
Devo essere sincera, tutti i progetti da noi realizzati, ci lasciano soddisfatti, non tanto per il risultato estetico, quanto per tutto il processo che il progetto ha messo in atto. Mi riferisco alla relazione con i committenti e la possibilità di proporre un nuovo modo di vivere lo spazio, sia esso un caffè o una residenza.
Un progetto a cui sono particolarmente legata é la ristrutturazione/ampliamento della casa di famiglia per le ferie, ad Augusta. Il progetto nasce dall’esigenza di ridare una nuova struttura funzionale ed estetica ad una metà della casa, nata dalla divisione tra eredi. Attraverso la creazione un patio/cortile, elemento architettonico tipico dell’architettura mediterranea, ricreiamo una nuova centralità della casa, attorno al quale si avvolge e si rivolge, attraverso il quale si svolgono tutte le attività e avviene la circolazione esterna tra i due piani della casa. Dal punto di vista estetico/concettuale, é un intervento “a-formalista”, che tenta di rendere una certa continuità al manufatto; si cerca di raggiungere la coerenza attraverso la stratificazione della storia. Il nostro obiettivo é stato quello di rendere compatibile il progresso delle tecnologie contemporanee, con l’umanità, con l’affettività della vecchia costruzione.

 

Casa CT

 

In cosa è differente lo sguardo di un giovane architetto da quello dei suoi maestri?
Una differenza c’é, probabilmente legata all’accesso al mondo del lavoro; mi riferisco alla partecipazione ai concorsi pubblici o alla capacità di re-inventarsi che hanno i giovani, frutto della fase storica in cui stiamo vivendo. Trent’anni fa era impensabile per un architetto produrre un progetto senza committente. Comunque, penso che gli architetti, arrivati ad un certo stato di maturità professionale abbiano tutti le stesse preoccupazioni e desideri a prescindere dall’età.

Hai un modello a cui fai riferimento? Ci indichi un architetto non più in vita e uno ancora in vita che ti piacciono particolarmente e perché?
Non ho un modello di riferimento, mi é più facile dire in quale tipo di architettura non mi rispecchio, per esempio l’architettura parametrica e l’High tech.
Un architetto non più in vita che mi affascina é José Antonio Coderech; non é molto conosciuto in Italia, eppure le sue opere in Catalogna sono un riferimento molto attuale per l’architettura mediterranea. Un’architetto contemporanea di cui apprezzo la freschezza sia estetica che strutturale é la giapponese Kazuyo Sejima.

Quanto è importante l’attenzione per la cura dell’ambiente nel tuo lavoro di progettazione?
L’ambiente é il punto di partenza di qualsiasi progetto. L’ambiente per noi é inteso come contesto, geografia, morfologia del suolo, storia, biodiversità, clima del sito. Sono i risultati della ricerca in questi ambiti che permettono lo sviluppo del progetto, così saldato al suo ambiente.

View of the main space with its actual configuration and its tea

 

E come si sposa l’attenzione per l’ambiente con l’innovazione nei tuoi progetti?
L’ambiente e l’innovazione, in generale, vanno di pari passo. In realtà tutti i materiali e  le soluzioni costruttive sono rispettose dell’ambiente; il problema é dove e come si usano. L’uso di materiali di lunga durabilità e qualità é oggetto dell’attenzione che poniamo in qualsiasi progetto.

Quali sono i materiali “tradizionali” che secondo te hanno più potenzialità guardando al futuro dell’architettura, mi riferisco all’ambito del benessere abitativo e della salubrità degli ambienti in genere?
L’intonaco é il materiale “tradizionale” e permanente nel tempo, che permette alle pareti di respirare e quindi di rendere salubre l’ambiente interno. L’innovazione del sistema di isolamento termico a “cappotto” permette la continuità estetica con la tradizione e prestazioni termiche che consentono un notevole risparmio di energia per riscaldare/raffreddare l’ambiente interno.

In fase di creazione/progettazione per te c’è una dicotomia tra estetica e funzionalità, o le cose camminano di pari passo?
Estetica e funzionalità camminano di pari passo, per questo fanno parte delle triade vitruviana: firmitas, venustas e utilitas. Non esiste Architettura senza funzione e struttura, se esiste solo estetica, la chiamiamo Arte. Pensiamo che ancora oggi questa triade sia attuale.

Quanto credi sia utile la collaborazione tra progettista e aziende produttrici nell’ambito dell’ottimizzazione dei materiali adatti a realizzare nuove costruzioni o ristrutturazioni di immobili a latitudini “critiche” come quelle siciliane?
L’ottimizzazione dei materiali ne ha permesso l’abbassamento dei prezzi, ma é anche colpevole della decadenza dell’artigianato specializzato, mi riferisco ai falegnami, fabbri, vetrai. Per garantire la qualità architettonica ed il controllo del costo finale, riteniamo importantissima la collaborazione delle imprese produttrici di materiali con i progettisti. Materiali standardizzati che vengono incontro alle richieste specifiche di ogni progetto, permettendo una certa flessibilità, fanno la differenza per noi progettisti.

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