Edilizia scolastica, i fondi nel PNRR e la disparità Nord-Sud

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Edilizia scolastica: veduta di una classe

La messa a terra delle risorse del PNRR sconta procedure annose, soprattutto nel Mezzogiorno. A pagarne lo scotto, tra gli altri, sono la Sicilia e la Calabria, che registrano interventi urgenti in un edificio scolastico su tre

Elevata disuguaglianza territoriale, ritardi negli stanziamenti, una riqualificazione energetica lenta e un livello di manutenzione delle infrastrutture spesso insoddisfacente. Ecco come si presenta l’edilizia scolastica italiana nel report di Legambiente Ecosistema Scuola, XXIII edizione, che valuta la qualità delle strutture e dei servizi scolastici.

Il rapporto prende in esame 6.343 edifici scolastici di competenza di 93 comuni capoluogo di provincia (sui 110 esistenti, quindi l’85%), frequentati da oltre 1,2 milioni di studenti. Gli esempi virtuosi un po’ lungo tutto lo stivale non mancano, ma ciò che emerge con evidenza è la forte disparità tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Gli edifici scolastici del Meridione, compresi Isole e Centro Italia, necessitano in media di interventi urgenti in una scuola su due; le scuole del Settentrione, invece, ne hanno bisogno solo nel 21,2% dei casi.

Difficile anche la situazione del Centro: nei territori colpiti dal sisma del 2016 l’obiettivo di messa in sicurezza delle scuole appare ancora lontano e impone una riflessione di carattere nazionale. Negli ultimi 5 anni, infatti, gli edifici in cui sono stati realizzati interventi di adeguamento sismico sono solo il 3,4% in tutto il nostro Paese.

Una burocrazia da rivedere

In questo quadro generale i fondi del PNRR stanno incidendo poco e oltre il 40% degli interventi è bloccato nella fase iniziale di progetto. Secondo il rapporto, il problema sta nelle tempistiche necessarie ad affrontare le varie fasi della filiera. I passaggi necessari, infatti, sono: monitoraggio dello stato degli edifici, programmazione degli interventi, reperimento delle risorse necessarie, progettazione, gestione amministrativa, apertura e infine chiusura dei cantieri.

Il processo non funziona allo stesso modo in tutti i territori e non sempre si svolge in maniera efficiente e veloce. In particolare, le amministrazioni devono migliorare nell’ambito della programmazione, a partire dagli accertamenti volti a capire quali sono gli interventi necessari. Come riporta Legambiente, le indagini diagnostiche dei solai sono state fatte solo in circa il 30% degli edifici, mentre la verifica di vulnerabilità sismica non è ancora stata effettuata in più del 65,2% delle scuole (comprese quelle in Sicilia e Calabria, aree ad elevato rischio terremoti).

Complessa risulta poi la realizzazione di Scuole Nuove e Innovative, che contano in media risorse pari a 6 milioni di euro per singolo edificio. Si tratta di un investimento che va programmato nel medio-lungo periodo e che difficilmente può essere coperto dai Comuni se non accedendo a dei fondi nazionali. Nonostante le risorse, negli ultimi 5 anni, le scuole nuove in Italia sono state lo 0,6%.

Le proposte di Legambiente

Data la situazione, Legambiente ha individuato e indirizzato al Governo degli asset sui quali intervenire. Tra i punti del decalogo:

  • facilitare la consultazione dei dati dell’anagrafe scolastica e dello stato di avanzamento dei fondi e degli interventi per l’edilizia scolastica, al fine di sostenere il diritto ai cittadini di conoscere lo stato qualitativo degli edifici scolastici;
  • istituire una struttura di governance per semplificare l’accesso e la gestione dei fondi per l’edilizia scolastica da parte degli Enti Locali che hanno più difficoltà nella progettazione e realizzazione degli interventi;
  • inaugurare una generazione di scuole sostenibili, innovative e aperte anche in orario extrascolastico, specie nelle periferie, caratterizzate da alto tasso di dispersione scolastica e povertà educativa;
  • dare priorità nell’indirizzo dei fondi, compreso il PNRR, alla messa in sicurezza e all’adeguamento sismico delle scuole in area sismica 1 e 2 e all’efficientamento energetico degli edifici, in modo da diminuire i consumi almeno del 50%.

Tra le altre voci della lista non mancano i riferimenti al problema energetico dell’edilizia scolastica nazionale. L’efficientamento energetico riguarda solo il 12,7% delle strutture totali ed è distribuito in modo disomogeneo. Al momento solo il 5,4% delle scuole si trova in classe A, mentre il 73% è classificato nelle fasce E, F e G.

Legambiente propone anche il miglioramento degli spazi mensa e degli impianti sportivi. Attualmente i fondi stanziati dal PNRR per la realizzazione delle mense ammontano a 519 milioni di euro per 767 progetti, sia di ampliamento che di nuova costruzione. Le risorse per palestre e spazi sportivi equivalgono a 350 milioni di euro e sono da destinare a 445 progetti, di cui più della metà indirizzati al Sud e alle Isole.

I dati di Ecosistema Scuola raccontano un Paese a due velocità, ma le amministrazioni si dichiarano propositive e pronte a intervenire. Con uno sforzo collettivo a livello nazionale è ancora possibile riuscire a migliorare ed efficientare circa 40 mila edifici scolastici, che costituiscono una delle più importanti infrastrutture pubbliche dell’Italia.

Fonti:

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