Strade, ponti e viadotti di Sicilia a rischio

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I recenti fatti di cronaca, e in particolar modo il crollo del Ponte Morandi, hanno moltiplicato le analisi e le riflessioni sullo stato di salute di strade e infrastrutture viarie di tutta Italia, regione per regione. Vi proponiamo una riflessione sulla Sicilia, che ha il triste primato insieme alla Calabria di avere il più alto numero di infrastrutture a rischio.

La Sicilia è una regione prevalentemente collinare, ma per circa un quarto della sua estensione è possibile caratterizzarla come montuosa, questo rende le infrastrutture di collegamento ricche di ponti, viadotti e gallerie. In questo contesto è possibile osservare come gran parte delle infrastrutture, autostradali e non, furono costruite negli anni ’70 e quindi con un periodo di esercizio che è ormai prossimo al mezzo secolo.

Le principali arterie della Sicilia sono le autostrade A20 Messina-Palermo (che in realtà si prolunga fino a Buonfornello), A18 Messina-Catania e Siracusa-Gela (ultimata fino a Rosolini).

La A20 ha avuto numerose inaugurazioni dei successivi tratti autostradali, i lavori cominciarono nel 1969 ed ebbe l’inaugurazione dell’ultimo tratto nel luglio 2005. Nel 1971 fu invece inaugurata l’autostrada A18 che fu successivamente prolungata fino a Rosolini per il tratto Siracusa-Gela nel 2008.

I viadotti edificati negli anni ’70 furono costruiti precipuamente in calcestruzzo armato precompresso, materiale che per quei tempi veniva considerato quasi come eterno. Ci si rese conto negli anni immediatamente successivi che questa miticizzazione del calcestruzzo sia ordinario che precompresso fosse non veritiera e che i fenomeni di degrado per cause chimiche e fisiche limitassero la resistenza e la stabilità delle strutture costruite con tale tecnologia.

Tra gli attacchi chimici più aggressivi vanno annoverati l’attacco da cloruri, solfuri, solfati e quello dell’anidride carbonica. Questo gas presente nell’aria causa sulle strutture armate carbonatazione del calcestruzzo e corrosione dei ferri di armatura dovuta all’abbassamento della basicità dell’ambiente in cui sono annegate le barre.

Questo fenomeno avviene principalmente nelle zone corticali maggiormente a contatto con l’atmosfera, la velocità di carbonatazione del calcestruzzo dipende da tanti fattori ambientali, ma si può assumere come ordine di grandezza circa 1mm/anno; considerando che la dimensione di un copriferro standard (cioè la minima distanza tra il rinforzo e l’atmosfera esterna) è pari a circa 50 mm è chiaro che in molte strutture meno recenti le armature sono ormai avvolte in un calcestruzzo che non è più in grado di passivarle.

L’effetto è particolarmente pericoloso nel caso di armature precompresse dove l’azione corrosiva diviene più marcata per via degli alti tassi di tensione in esercizio a cui sono sottoposte, in tal caso si parla di stress corrosion. In conclusione ci si dovrebbe chiedere se siamo davvero disposti a far finta che questa situazione generalizzata non ci riguardi, aspettando il prossimo evento infausto, o se sia il caso di far intraprendere ai nostri amministratori una seria campagna di monitoraggio e adeguamento per il patrimonio infrastrutturale siciliano.

Nel frattempo, il Codacons ha chiesto una serie di misure immediate quali il blocco dei mezzi pesanti su tutti i viadotti a rischio per 30 giorni, così da dare modo ai tecnici di provvedere alle necessarie verifiche sullo stato e la sicurezza delle infrastrutture.
“Il Codacons – si legge poi nella nota – ha deciso di diffidare i prefetti delle zone con cavalcavia o viadotti a rischio. Ai prefetti, quindi, chiamati in causa quali responsabili diretti della sicurezza pubblica, l’Associazione chiede di disporre un blocco “temporaneo” per alleggerire il tra ico sui viadotti a rischio: una necessità che s’impone alla luce dei fatti per dar modo di svolgere un’attenta opera di monitoraggio e valutazione del rischio, con disagi minimi per l’economia e il commercio (vista la possibilità per gli autotrasportatori di individuare percorsi alternativi, come accade normalmente allorché i sindaci vietano il passaggio dei TIR nel loro Comune)”.

L’associazione ha infine stilato una lista di viadotti, cavalcavia e ponti sui quali è opportuno svolgere ispezioni e verifiche.
La Sicilia ha il triste primato, a pari merito con la Calabria, del più alto numero di infrastrutture a rischio:
• Autostrada Catania-Palermo, ponte Simeto
• Agrigento, Viadotto Morandi
• Porto Empedocle, ponte Salsetto
• Porto Empedocle, ponte Zubbie o Re
• Ponte sulla statale 18 tra Gioia Tauro e Palmi
• Ponte sulla statale 107
• Palermo, ponte di via Oreto
• Viadotto Acragas 1 e 2, Statale 115 quater
• Ponte sul fiume Salso, Licata
• Strada statale 626 Caltanissetta Gela (100m da Capodarso)
• Ponte sul fiume Gornalunga lungo la S.P. 74 in prossimità dei territori comunali di Belapasso, Motta S. Anastasia, Paternò e Palagonia

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