5 opere di Zaha Hadid, “signora delle linee” e del decostruttivismo

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Zaha Hadid, ritratto
Credit foto: Dezeen

Geometrie instabili, frammenti di cemento, asimmetrie lontane dai canoni architettonici tradizionali. Le numerose opere lasciateci in eredità da Zaha Hadid rispondono a un’unica provocazione, da lei stessa sollevata: “Ci sono 360 gradi, quindi perché fissarsi con uno?”

Trasferitasi a Londra da Baghdad, dove ha studiato matematica all’Accademia Americana di Beirut, Zaha Hadid ha inaugurato il suo studio nel 1979. Eppure, prima di essere eletta first-lady dell’architettura, ha dovuto incassare qualche “no”. C’entrano poco, in questo caso, alcuni vecchi retaggi che avevano già penalizzato altre colleghe: il problema era legato alla natura dei suoi progetti, che erano difficili da realizzare e spesso non trovavano una soluzione concreta.

In questo senso è stato fondamentale l’incontro con l’ingegnere Peter Rice, famoso per aver curato “progetti impossibili” come l’Opera House di Sidney. Così, nel 1993, i primi lavori vedono finalmente la luce e tra questi rientra la stazione dei vigili del fuoco nel complesso industriale Vitra, in Germania.

La consacrazione internazionale arriva nel 2004, quando Hadid diventa la prima donna a vincere il Premio Pritzker. Da lì seguono altri numerosi riconoscimenti, come il Premio Stirling, vinto consecutivamente nel 2010 e nel 2011.

Ciò che ha caratterizzato la carriera dell’architetta irachena, e che ancora oggi le rende onore, è stata la capacità di mettere in discussione qualsiasi convenzione per raggiungere i traguardi più ambiziosi. Ispirato da questo approccio, lo studio ZHA è uno dei più importanti a livello mondiale ed è pioniere nell’ambito dell’architettura digitale.

Zaha Hadid, invece, ci ha lasciati a 65 anni nel 2016 a causa di un infarto. Le sue opere continuano però a ispirare i giovani architetti e sono ancora diversi i progetti in fase di costruzione che la Hadid ha sviluppato personalmente (come il Regium Waterfront a Reggio Calabria).

La madre dell’architettura decostruttivista

Le opere di Zaha Hadid si riconoscono per i volumi asimmetrici e le forme complesse, tagliate e deformate. Ciò che colpisce al primo sguardo è la fluidità delle linee, che si piegano e si curvano per rappresentare il caos e la complessità della vita moderna. La stessa architetta, infatti, ha affermato di essere “sempre stata interessata al concetto di frammentazione e all’idea di astrazione ed esplosione, de-costruendo le idee della ripetitività e della produzione di massa”.

Appare naturale, quindi, che abbia abbracciato la “non architettura” decostruttivista in netto contrasto alle forme geometriche tradizionali. Questo movimento, nato nel 1988, preferisce infatti linee plastiche e fluttuanti e predilige materiali come cemento, vetro e acciaio.

Seguendo questa lezione, Hadid ha interpretato in modo concreto la stratificazione degli edifici con architetture frammentate e interconnesse. Vediamo cinque esempi tra le sue opere più famose.

Vitra Fire Station – Weil am Rhein, Germania (1990-1993)

Come abbiamo detto, si tratta di uno dei primi progetti ad essere effettivamente realizzati. Le forme quasi astratte ospitano una serie di piani e volumi che si intersecano ad angolazioni imprevedibili, esprimendo un forte dinamismo. Commentando il progetto, Zaha Hadid ha spiegato che “l’edificio è movimento congelato. Esprime la tensione dello stato di allarme, può esplodere in azione in ogni momento”.

La struttura, composta da cemento grezzo e vetro, era nata su carta come caserma dei vigili del fuoco, ma una volta completata è stata rivalutata come centro espositivo.

5 opere di Zaha Hadid: Vitra Fire Station
Credit foto: Vitra

MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo – Roma, Italia (1999-2010)

Vincitore del Premio Stirling nel 2010, il MAXXI nel quartiere Flaminio è stato definito un monumento all’arte contemporanea ed è la prima delle opere di Zaha Hadid in Italia (tra le altre si ricordano il Messner Mountain Museum e il CityLife Milano Complex).

Ex caserma completamente trasformata, il museo è definito all’esterno da volumi bassi e forme oblique e aggettanti. Dentro, invece, questa struttura polifunzionale ricostruisce continuamente il percorso grazie alle interconnessioni tra spazi e piani. Il desiderio della Hadid, infatti, era quello di coinvolgere il visitatore in una scoperta senza fine, come se fosse invitato dall’edificio stesso a individuare nuove possibilità.

5 opere di Zaha Hadid: MAXXI
Credit foto: MAXXI

Centro culturale Heydar Aliyev – Baku, Azerbaigian (2007-2012)

Il complesso da fuori sembra una conchiglia o una gigantesca onda, che emerge direttamente dal terreno, del tutto integrata nel paesaggio circostante. Le linee morbide e la superficie continua e ripiegata su se stessa, in realtà, nascondono la passione di Zaha Hadid per la corrente dei Suprematisti sovietici.

Dentro, il centro ospita tre auditorium, una biblioteca e un museo, illuminati dalla gigantesca vetrata nella facciata inonda l’interno di luce naturale.

5 opere di Zaha Hadid: Centro culturale Heydar Aliyev
Credit foto: Domus

London Aquatics Centre – Londra, Regno Unito (2007–2012)

Quest’opera si caratterizza per delle linee più minimaliste che la fanno apparire meno audace rispetto ad altri progetti. Lo stile, però, è sempre quello stile sinuoso tipico della Hadid, che ha progettato geometrie fluide ispirate all’acqua in movimento.

Il centro sportivo contiene due vasche di 50 metri per il nuoto e una piscina di 25 metri per i tuffi. È stata una delle sedi principali delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi estive di Londra 2012.

5 opere di Zaha Hadid: London Aquatics Centre
Credit foto: Zaha Hadid Architects

Antwerp Port House – Anversa, Belgio (2009-2013)

Un clamoroso esempio di integrazione architettonica, sul modello della prua di una nave. Quando Zaha Hadid ha vinto il concorso per la realizzazione della Port House di Anversa, infatti, l’unico vincolo era di mantenere l’edificio preesistente. Così è stato realizzato il volume di vetro che svetta sopra l’antica caserma a 46 metri di altezza.

Le sfaccettature triangolari del blocco vitreo riflettono la luce del sole e l’azzurro del cielo e del mare: un omaggio alla lunga tradizione di Anversa, da tempo nota come “la città dei diamanti”.

5 opere di Zaha Hadid: Antwerp Port House
Credit foto: Arch Daily

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